Studio Legale Silvia Lolli

BOLOGNA 40138 - via mazzini, 4

TEl.: +39 051/4086476 

mob. + 39 3395328611​

e mail: avv.silvia.lolli@me.com

​pec: avv.silvia.lolli@ordineavvocatibopec.it​

 


facebook
linkedin

Studio Legale 

Avv. Silvia Lolli

Lettura del Blog

Il "divorzio canino": tra vuoto normativo e prospettive.

2023-03-17 10:16

Avv. Silvia Lolli

Il "divorzio canino": tra vuoto normativo e prospettive.

Cosa accade agli animali di casa quando una coppia si separa?

Quest’estate ho intrattenuto una conversazione con un amico che si interrogava sulle sorti degli animali di casa quando una coppia si separa. Anche i nostri amici, infatti, sono costretti a subire le conseguenze della crisi della coppia, tant’è che, scherzosamente, abbiamo coniato il termine “divorzio canino”, proprio a significare che, anche il cane o il gatto di casa, suo malgrado, potrebbe essere costretto a cessare i rapporti con uno dei due padroni.

In effetti in nostro ordinamento non prevede nulla di preciso al riguardo; o meglio, non lo prevede dal punto di vista della soggettività dell’animale.

Gli animali sono infatti considerati come qualsiasi altro bene mobile, degli “oggetti”, e quindi, seguono le logiche di ripartizione e rivendicazione proprie degli arredi di casa, per intenderci brutalmente

E ciò nonostante l’art. 9 della Costituzione riconosca i diritti degli animali come “esseri senzienti” e ne promuova e garantisca la vita, la salute e un'esistenza compatibile con le loro caratteristiche etologiche.

E’ chiaro che se nella ex coppia vi è accordo, non c’è nessun problema, in questo caso come in ogni altro.

I problemi sorgono invece, e con la maggiore confusione data dall’assenza di supporto normativo, quando l’accordo, invece, manca, e quindi, ad esempio, entrambi rivendicano il diritto a stare con l’animale di casa, in virtù di un particolare legame affettivo o di dipendenza dell’animale stesso.

La difficoltà sta nel fatto che andare a discutere su con chi dovrà stare l’animale, e magari non trovare un accordo globale proprio per questo, potrebbe essere mal visto dal Giudice, non tenuto per legge a dare troppo spazio alla sfera emotiva, delle parti e dell’animale stesso.

Tuttavia non per questo tali questioni devono finire con l’essere penalizzate e non adeguatamente portate all’attenzione del giudice.

Nella prassi, infatti, non sono mancate sentenze favorevoli alla valorizzazione della soggettività dell’animale, al punto da disporne l’affido condiviso con ripartizione delle spese straordinarie tra le parti (Tribunale di Roma sentenza n. 5322/16). Tuttavia, la legge parla di affido con riferimento ai figli, e infatti non sono mancate pronunce di segno contrario che, in base ad un applicazione più rigida del diritto vivente, hanno declinato la propria competenza rispetto ad una richiesta del genere (tribunale Siracusa).

Quindi, a maggior ragione poichè ad oggi manca una disciplina che consenta di parlare di assegnazione o affidamento degli animali, è davvero opportuno che le parti cerchino di trovare un accordo anche sulle sorti dei nostri amici, perchè caso ciò non accada, la risposta potrebbe non essere scontata.

A parere di chi scrive, però, la sempre maggiore attenzione che viene data al benessere degli animali e l’inasprimento delle sanzioni anche in caso di maltrattamenti e abbandono vanno proprio nella direzione di una maggiore considerazione dell’animale non come oggetto, ma come essere dotato, giustamente, in quanto vivo, di proprie esigenze e bisogni da rispettare anche dal punto di vista soggettivo, e non solo dell’ambiente in cui vive come si desume dalla Costituzione.

Per questo motivo, non devono temere i separandi dal presentare istanze a tutela dei nostri amici e del loro rapporto con i padroni, purchè, chiaramente, di buon senso e motivate, con lo stile di vita e lavoro dei membri della ex coppia e anche, eventualmente, con il supporto del veterinario di fiducia.